Basilea 2 e la crisi: quali effetti nel rapporto tra banca e impresa

In un momento di crisi dell'economia internazionale in cui le banche sono in difficoltà, il costo del denaro è aumentato e le aziende faticano ad investire, come si colloca la nuova normativa di Basilea 2 che regola i rapporti tra le banche e le imprese?
Il nuovo accordo internazionale, entrato in vigore all'inizio del 2007, ha sostituito quello attuale, definito Basilea 1 e operativo dal 1988. Basilea 2 consente alle banche dei Paesi aderenti all'accordo di calcolare il capitale minimo da detenere in proporzione al rischio derivante dai vari rapporti di credito assunti, valutati attraverso lo strumento del rating. Maggiore è il livello del rischio del debitore, più alto è il capitale che la banca deve accantonare: maggiore è di conseguenza il tasso d'interesse che essa chiede sul credito.
Di fatto, dunque, le banche sono costrette a classificare i propri clienti in base alla loro rischiosità, attraverso procedure di rating che possono variare da un istituto all'altro. Il timore è che l'applicazione dell'accordo possa tradursi in minor credito alle imprese più rischiose e a tassi più elevati.
Per fare maggiore chiarezza sui contenuti della normativa e per capire quali effetti essa comporta sul rapporto banca-impresa, abbiamo chiesto un parere a Giacomo De Laurentis, professore ordinario di Finanza all'Università Bocconi di Milano.
"Anzitutto", spiega De Laurentis, "Basilea 2 è una normativa prociclica, vale a dire che accentua la variabilità dei cicli economici. Dovessero cioè peggiorare le condizioni di credito, peggiora di conseguenza il rating e le banche sono costrette a ridurre il credito erogato alle imprese, proprio quando queste ne avrebbero maggiore bisogno. Ne può derivare una situazione di credit crunch ovvero di stretta creditizia. In secondo luogo, Basilea 2 è meritocratica. Ciò significa che le imprese più rischiose pagano di più rispetto a quelle maggiormente solide, che invece pagano tassi più bassi. Questa situazione - ed è il terzo aspetto da sottolineare - induce le banche a differenziare i clienti in base, appunto, al loro rating".
In realtà, nemmeno le banche sono tutte uguali, proprio perchè, a fronte del rischio del credito, adottano metodi di valutazione che possono variare dallo standard approach all'IRB (Internal rating based) foundation, all'IRB advanced. La Banca d'Italia è poi chiamata validare il sistema di rilevazione predisposto dal singolo istituto di credito.
"Questo sistema", continua De Laurentis "implica che le imprese debbano gestire i flussi di liquidità in maniera più attenta, trasparente e ponderata. Infatti, se prima, a fronte di un credito in sofferenza, c'erano l'interruzione del rapporto e il tentativo di recupero, oggi il concetto di default include anche i ritardi nei rimborsi superiori a 90-180 giorni a seconda dei casi. L'informazione del default viene poi trasferita alla Centrale dei Rischi e da lì a tutte le altre banche".
Ma sono già visibili le implicazioni per le imprese?
Risponde De Laurentis: "Benchè la normativa sia già in vigore, è normale che il suo impatto sia tuttavia graduale. L'impatto reale non c'è ancora stato, anche se già da tempo le banche tentano di allineare i tassi richiesti alla qualità creditizia dei debitori. I risultati si vedranno nei prossimi anni".
"La caratteristica di Basilea 2 di essere prociclica sta tuttavia suggerendo di rivedere in parte la normativa o, addirittura, di pensare ad una Basilea 3, vale a dire un accordo che attutisca questi effetti prociclici dirompenti. Per dirla con altre parole, con Basilea 2, il profilo di stabilità della singola banca aumenta, ma il profilo il sistema bancario nel suo complesso è più esposto al rischio di crisi sistemica. In ogni caso, l'impresa dovrebbe essere più trasparente, dotarsi di una struttura finanziaria più prudente, con meno debito e più capitale, utilizzare una politica proattiva delle garanzie (ovvero vederle come un'opportunità e non come un ricatto delle banche), infine, scegliere la banca giusta, sondando più istituti di credito e cercando di capire come questi si comportano nei confronti del rating".
Le imprese notano un restringimento del credito e un aumento del suo costo, anche in conseguenza di una fase economica in cui si è concesso credito abbondante a tassi troppo bassi per remunerare il rischio. Non si tratta di una problematica solo delle famiglie americane, ma del sistema finanziario in generale. "In ogni caso", conclude De Laurentis, "non è interesse delle banche mandare in default le imprese. Queste ultime farebbero tuttavia bene a sondare la disponibilità di più banche, perché lo stesso cliente può essere valutato diversamente in quanto i sistemi di rating bancari, contrariamente a quanto spesso affermato, non sono identici e possono condurre a valutazioni parzialmente differenti; inoltre le politiche di prezzo possono essere diverse da banca a banca".
Alessandra Ferretti

In: Business&Gentlemen, n. 4, gennaio-febbraio 2009

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