ERASMUS... è ora di migrare
Ogni anno diciottomila studenti universitari riempiono le loro valigie di sogni e lasciano l'Italia per vivere un'esperienza che resterà unica nella loro vita. A permetterglielo è il programma LLP/Erasmus (Lifelong Learning Programme), che dal 1987 consente agli studenti di tutta Europa di spostarsi in un altro Paese dell'Unione a svolgere una parte degli studi.
Ma come vivono i ragazzi questa esperienza? E cosa vanno a cercare all'estero? Cosa hanno trovato quelli che già hanno provato il brivido di vivere fuori casa in un Paese dalla lingua e dai costumi differenti dal proprio?
Dalla Facoltà di Legge dell'Univeristà di Trento, Massimiliano Bridi (in foto a ds.) scelse di studiare per due semestri all’Università Autonoma di Barcellona: "Era l'ottobre 1999. Superate le prime difficoltà derivanti dall’uso indiscriminato dell’"itagnolo", lingua parlata in Spagna dagli studenti italiani, serguii diversi corsi in castigliano e in catalano. A Barcellona studiavamo molti casi pratici, e lo apprezzavo molto, dal momento che in Italia la maggior parte delle lezioni erano di carattere teorico".
"Perchè ho scelto la Spagna? Forse mi attirava l'affinità con la mia cultura, forse una presunta facilità della lingua o, forse, ho semplicemente seguito il mio cuore. I due semestri infatti volarono senza che me ne accorgessi. Ma non rimasi in Italia per molto: ottenni una borsa di studio per fare ricerca per la tesi, uno studio comparato tra il sistema penale italiano e spagnolo. Quando tornai a Barcellona, decisi di non andarmene più".
Oggi Massimiliano ha 31 anni, è iscritto all’Illustre Collegio degli Avvocati di Barcellona e lavora come avvocato in uno studio legale, in cui si occupa di diritto commerciale. "Cosa mi ha portato la mia vita spagnola? Elena, la mia compagna, e nostra figlia Sophia, nata nel dicembre 2006: siamo una famiglia linguisticamente e culturalmente eterogenea, ma molto unita".
Sabine Schinzel (a sin.), studentessa di lingue all'Università di Monaco di Baviera, aveva capito già durante un periodo di studio in Inghilterra che l'estero significava esperienza di vita. Nel 1997 ottenne un Erasmus per l'Università di Pisa e oggi insegna italiano in un liceo di Monaco.
"Di quel periodo ricordo le differenze di metodo all'Università. In Germania per ogni corso scriviamo una tesina e siamo abituati a prendere appunti riportando solo i concetti "chiave", per ricordare le fila del discorso complessivo. Ma a Pisa gli studenti trascrivevano ogni parola del professore, usando addirittura un registratore ed imparando quasi a memoria il contenuto".
"Mi lasciò perplessa anche il fatto che chi studiava inglese all'Università lo conoscesse male. Seguivo un corso su Virginia Woolf in lingua inglese. La professoressa finiva sempre per tradurre tutto in italiano, su richiesta esplicita degli studenti, la maggior parte dei quali studiavano persino sui testi della Woolf in lingua italiana".
E cosa ci dice della vita privato e sociale? "Quando i genitori italiani venivano in visita, le mamme si mettevano a pulire e cucinare. In Germania sono sempre gli studenti che riordinano l'appartamento prima che arrivi mamma, per fare bella figura. In ogni caso, in Italia ho imparato a cucinare, ad essere più aperta e flessibile e ad avere un maggiore contatto fisico con le persone, come una pacca sulla spalla, cosa a cui i tedeschi non sono abituati".
Dieci anni fa, Marco Pezzani (a ds.), studente parmigiano di Scienze Politiche all'Università di B
ologna, preparò le valigie per stare nove mesi all'Università di Brighton, nel Sussex. "In Inghilterra lo studente non era solo "colui che studia", ma anche colui che fa sport, si diverte, vive nel college. Anche per questo fui invogliato a partecipare al musical che l'Università stava preparando: Gentlemen Prefer Blondes. Mi assegnarono la parte dello straniero Luis. Nel campus quel musical fu un successo e per me fu un'esperienza indimenticabile".
Oggi Marco ha 32 anni, parla inglese, francese e spagnolo e si occupa di traduzione presso il Comitato economico e sociale europeo a Bruxelles. L'Erasmus, infatti, fu solo l'inizio di un percorso: dopo la laurea, seguì uno stage al consiglio UE, poi un periodo in Spagna col programma Leonardo, quindi un master alla Sorbona di Parigi, ancora due anni alla NATO a Bruxelles, un periodo alla Commissione europea a Lussemburgo. "Ciò che davvero conta", conclude, "è la forma mentis che tali esperienze ti regalano e che ti distinguono da chi è sempre rimasto a vivere e lavorare sotto casa".
Da Trapani, Katia Bellafiore (in foto sotto) si era trasferita a Venezia, per studiare lingue orientali. Nel 1998 fece domanda per andare cinque mesi in Finlandia. "Fin dalle medie intrattenevo una corrispondenza con una pen-friend, che durante l'Era
smus incontrai a Helsinki. La difficoltà maggiore fu adattarmi alle temperature, che raggiungevano addirittura i 30° sotto zero. Di questo la vita sociale ha un po' risentito, poichè dovevamo stare spesso in luoghi chiusi. Alle lezioni eravamo in gruppi piccoli e venivamo seguiti dai docenti. Ho conosciuto gente di tutte le nazionalità: lo scambio culturale era fortissimo. Certo, il welfare state in Finlandia si sente: ci assegnarono un miniappartamento con addirittura la sauna. Ma anche il costo della vita era alto. In ogni caso, ho visto molti studenti finlandesi partire a loro volta per l'Erasmus: lì lo Stato offre molte agevolazioni a questo scopo".
Oggi Katia, 31 anni, lavora a Milano all'ufficio marketing di Henkel: "Quell'esperienza
mi ha giovato, perchè nel mio lavoro ho a che fare con tante persone e utilizzo tutte le conoscenze linguistiche che ho appreso allora".
Rolando Rodríguez Castellano (a ds.) è arrivato a settembre dalla Spagna per studiare dieci mesi alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano. "Ho scelto l'Italia perchè è un Paese che non conoscevo, inoltre ho pensato che per uno spagnolo fosse più semplice studiare italiano. Cosa mi rimarrà di questa esperienza? Senza dubbio, la gente che ho conosciuto e i viaggi con gli amici italiani lungo la penisola. Inoltre, l'idea che si può sempre intraprendere un nuovo percorso, che si può iniziare una vita diversa ovunque e che si devono cogliere tutte le opportunità che ti si presentano".
Quando studiava geologia a Parma, Silvia Omodeo (di fianco, in foto), 25 anni, si trasferì un semestre a Granada. Forte anche dell'esperienza positiva della sorella, che quattro anni prima aveva studiato sei mesi a Cordoba, decise di sfruttare l'opportunità per fare una tesi di ricerca. "E' stato due anni fa e sento ancora la nostalgia di quel periodo. Dopo la laurea sono a
ndata in Scozia per studiare inglese, ma non sentivo più la magia di quando ero studentessa Erasmus. A cosa mi è servito partire? Ad aprire i miei orizzonti, a considerare l'idea che sia possibile vivere e lavorare altrove. In ogni caso, ho intenzione di fare la geologa all'estero, dove vorrei trasferirmi col mio ragazzo appena possibile".
Quando le chiediamo se conserva un ricordo speciale, lei risponde: "Penso a serate normalissime, in cui mi trovavo a parlare seduta sul divano o in un pub con persone diverse da me, per il modo in cui mangiano, vestono, vivono, pensano".
Mattia Giacinti (a sin.), 23 anni, studente di architettura al Politecnico di Milano, è appena tornato da Londra, dove ha trascorso dieci mesi: "Londra offre moltissimo dal punto di vista urbanistico, proprio la mia materia di studio. L'esperienza mi è servita a 360 gradi: per la lingua, l'apertura mentale, il lavoro, i tanti amici che ho oggi e perchè ormai considero l'Inghilterra una seconda casa".
Qualche aneddoto di quel periodo? "Ricordo il confronto con le altre culture. A cominciare dalla prima colazione: mentre io gustavo il mio caffè alle sette di mattina, il coinquilino di Bombay si mangiava un piatto di riso al curry e pollo. Anche questa è cultura!".
A Londra Mattia ha lavorato per Luxottica e oggi si occupa di urbanistica e design. Nel suo futuro ci sono altri viaggi: "Ormai per me andare a Londra o Parigi è come prendere il treno e andare a Bologna o a Roma".
Di studenti Erasmus ne ha visti molti Angiola Neri, Student Advisor e Councelor alla Facoltà di Architettura al Politecnico di Milano. "L'anno scorso una ragazza francese e un ragazzo belga che si erano conosciuti qui in Erasmus hanno festeggiato il decimo anniversario davanti al mio ufficio: oggi sono sposati e hanno dei figli!".
E continua: "L'esperienza non si ferma quasi mai all'Erasmus. Chi lo ha vissuto, ha conosciuto una realtà da cui non vuole più allontanarsi. L'LLP è insomma il primo trampolino: dopo, questi cittadini del mondo aprono altre nuove porte fuori dalla loro Italia".
Intanto, la Commissione Europea sta pensando di lanciare un "Erasmus professionale". Si parla di circa 3 milioni di euro per finanziare lo scambio tra giovani imprenditori e pmi già avviate di altri Paesi europei che operano nel medesimo settore, a favore di maggiori flessibilità e scambio di esperienze all’interno del mercato unico.
Alessandra Ferretti
In: Espansione, aprile 2008
Ma come vivono i ragazzi questa esperienza? E cosa vanno a cercare all'estero? Cosa hanno trovato quelli che già hanno provato il brivido di vivere fuori casa in un Paese dalla lingua e dai costumi differenti dal proprio?

"Perchè ho scelto la Spagna? Forse mi attirava l'affinità con la mia cultura, forse una presunta facilità della lingua o, forse, ho semplicemente seguito il mio cuore. I due semestri infatti volarono senza che me ne accorgessi. Ma non rimasi in Italia per molto: ottenni una borsa di studio per fare ricerca per la tesi, uno studio comparato tra il sistema penale italiano e spagnolo. Quando tornai a Barcellona, decisi di non andarmene più".
Oggi Massimiliano ha 31 anni, è iscritto all’Illustre Collegio degli Avvocati di Barcellona e lavora come avvocato in uno studio legale, in cui si occupa di diritto commerciale. "Cosa mi ha portato la mia vita spagnola? Elena, la mia compagna, e nostra figlia Sophia, nata nel dicembre 2006: siamo una famiglia linguisticamente e culturalmente eterogenea, ma molto unita".

"Di quel periodo ricordo le differenze di metodo all'Università. In Germania per ogni corso scriviamo una tesina e siamo abituati a prendere appunti riportando solo i concetti "chiave", per ricordare le fila del discorso complessivo. Ma a Pisa gli studenti trascrivevano ogni parola del professore, usando addirittura un registratore ed imparando quasi a memoria il contenuto".
"Mi lasciò perplessa anche il fatto che chi studiava inglese all'Università lo conoscesse male. Seguivo un corso su Virginia Woolf in lingua inglese. La professoressa finiva sempre per tradurre tutto in italiano, su richiesta esplicita degli studenti, la maggior parte dei quali studiavano persino sui testi della Woolf in lingua italiana".
E cosa ci dice della vita privato e sociale? "Quando i genitori italiani venivano in visita, le mamme si mettevano a pulire e cucinare. In Germania sono sempre gli studenti che riordinano l'appartamento prima che arrivi mamma, per fare bella figura. In ogni caso, in Italia ho imparato a cucinare, ad essere più aperta e flessibile e ad avere un maggiore contatto fisico con le persone, come una pacca sulla spalla, cosa a cui i tedeschi non sono abituati".
Dieci anni fa, Marco Pezzani (a ds.), studente parmigiano di Scienze Politiche all'Università di B
Oggi Marco ha 32 anni, parla inglese, francese e spagnolo e si occupa di traduzione presso il Comitato economico e sociale europeo a Bruxelles. L'Erasmus, infatti, fu solo l'inizio di un percorso: dopo la laurea, seguì uno stage al consiglio UE, poi un periodo in Spagna col programma Leonardo, quindi un master alla Sorbona di Parigi, ancora due anni alla NATO a Bruxelles, un periodo alla Commissione europea a Lussemburgo. "Ciò che davvero conta", conclude, "è la forma mentis che tali esperienze ti regalano e che ti distinguono da chi è sempre rimasto a vivere e lavorare sotto casa".
Da Trapani, Katia Bellafiore (in foto sotto) si era trasferita a Venezia, per studiare lingue orientali. Nel 1998 fece domanda per andare cinque mesi in Finlandia. "Fin dalle medie intrattenevo una corrispondenza con una pen-friend, che durante l'Era

Oggi Katia, 31 anni, lavora a Milano all'ufficio marketing di Henkel: "Quell'esperienza

Rolando Rodríguez Castellano (a ds.) è arrivato a settembre dalla Spagna per studiare dieci mesi alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano. "Ho scelto l'Italia perchè è un Paese che non conoscevo, inoltre ho pensato che per uno spagnolo fosse più semplice studiare italiano. Cosa mi rimarrà di questa esperienza? Senza dubbio, la gente che ho conosciuto e i viaggi con gli amici italiani lungo la penisola. Inoltre, l'idea che si può sempre intraprendere un nuovo percorso, che si può iniziare una vita diversa ovunque e che si devono cogliere tutte le opportunità che ti si presentano".
Quando studiava geologia a Parma, Silvia Omodeo (di fianco, in foto), 25 anni, si trasferì un semestre a Granada. Forte anche dell'esperienza positiva della sorella, che quattro anni prima aveva studiato sei mesi a Cordoba, decise di sfruttare l'opportunità per fare una tesi di ricerca. "E' stato due anni fa e sento ancora la nostalgia di quel periodo. Dopo la laurea sono a

Quando le chiediamo se conserva un ricordo speciale, lei risponde: "Penso a serate normalissime, in cui mi trovavo a parlare seduta sul divano o in un pub con persone diverse da me, per il modo in cui mangiano, vestono, vivono, pensano".

Qualche aneddoto di quel periodo? "Ricordo il confronto con le altre culture. A cominciare dalla prima colazione: mentre io gustavo il mio caffè alle sette di mattina, il coinquilino di Bombay si mangiava un piatto di riso al curry e pollo. Anche questa è cultura!".
A Londra Mattia ha lavorato per Luxottica e oggi si occupa di urbanistica e design. Nel suo futuro ci sono altri viaggi: "Ormai per me andare a Londra o Parigi è come prendere il treno e andare a Bologna o a Roma".
Di studenti Erasmus ne ha visti molti Angiola Neri, Student Advisor e Councelor alla Facoltà di Architettura al Politecnico di Milano. "L'anno scorso una ragazza francese e un ragazzo belga che si erano conosciuti qui in Erasmus hanno festeggiato il decimo anniversario davanti al mio ufficio: oggi sono sposati e hanno dei figli!".
E continua: "L'esperienza non si ferma quasi mai all'Erasmus. Chi lo ha vissuto, ha conosciuto una realtà da cui non vuole più allontanarsi. L'LLP è insomma il primo trampolino: dopo, questi cittadini del mondo aprono altre nuove porte fuori dalla loro Italia".
Intanto, la Commissione Europea sta pensando di lanciare un "Erasmus professionale". Si parla di circa 3 milioni di euro per finanziare lo scambio tra giovani imprenditori e pmi già avviate di altri Paesi europei che operano nel medesimo settore, a favore di maggiori flessibilità e scambio di esperienze all’interno del mercato unico.
Alessandra Ferretti
In: Espansione, aprile 2008
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