Artoni e Delzìo: la flessibilità è un'opportunità


In un Paese che non premia il merito e in cui la politica non sa ascoltare i giovani, trentenni e quarantenni possono salvarsi solo se sapranno cogliere le opportunità in qualunque luogo esse si presenteranno. E' un pensiero condiviso da Anna Maria Artoni, Presidente di Confindustria Emilia-Romagna, e Francesco Delzìo, direttore dei Giovani imprenditori di Confindustria, nonchè autore del libro "Generazione Tuareg. Giovani, flessibili e felici" (ed. Rubbettino).Proprio in occasione della presentazione del volume martedì a Reggio Emilia, Artoni, che non si candiderà alle prossime politiche, ma che proseguirà nel proprio impegno aziendale e confindustriale, ha spiegato: «La flessibilità è la vera sfida. Il volume di Delzìo rovescia l'approccio, mettendo al centro le opportunità e non i problemi. Io stessa mi ritrovo in questa generazione e sostengo fermamente la necessità di investire sui meriti ovvero su un welfare che crei opportunità. Come? Per esempio, aiutando le donne a lavorare e i giovani ad entrare più rapidamente nel mercato del lavoro. Non è un problema se si cambia: è un problema se le opportunità non ci sono». Delzìo ha distinto tra flessibilità positiva e negativa: «Da dieci anni a questa parte ci concentriamo in modo maniacale sulla legislazione sul lavoro. Ma questo dibattito è stato sovradimensionato rispetto al vero problema". Perché in Germania, Francia o Inghilterra i giovani ricevono finanziamenti dalle banche "solo" se presentano una buona idea di impresa e a fronte di un ottimo curriculum scolastico, a prescindere dalla famiglia di provenienza e dalle garanzie che possono fornire? Perchè lì la banca fa da imprenditore e investe con la propria quota di rischio. Questo in Italia ancora non esiste. Vale a dire che "non esiste la flessibilità positiva». In un sistema basato sulla meritocrazia, un lavoratore che produce cinque ed un lavoratore che produce dieci non verrebbero pagati esattamente allo stesso modo. Ciò accade invece nella nostra pubblica amministrazione, e ancor di più nel sistema universitario, «poiché abbiamo costruito un sistema in cui non esistono gli strumenti per premiare chi merita e per sanzionare chi non merita o chi si macchia di gravi negligenze». Ebbene, la generazione di trentenni e quarantenni, inascoltata dalla politica, che vorrebbe cambiare l'Italia dal basso, come dovrebbe muoversi? Risponde Delzìo: «Cogliendo tutte le opportunità laddove esse siano, abbandonando l'idea dell'Università e/o del posto di lavoro sotto casa, cercando di cogliere le opportunità in qualsiasi posto del mondo esse si presentino e cercando di portare in Italia il meglio di ciò che avviene in tutto il resto del mondo».
Alessandra Ferretti
In: Il Sole 24 Ore on line
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