Agropark: così Parma esporta un distretto in India

Se un distretto è di qualità, perché non esportarlo per intero? Se fino a poco tempo fa era solo un'idea, dopo la firma del Memorandum of understanding a New Delhi da parte del ministro per le politiche agricole e forestali, Paolo De Castro, e del suo omologo indiano, Sharad Pawar, la creazione di un Agropark italiano in India è quasi realtà.
Il progetto, partito da un'idea dell'Unione parmense degli industriali, prevede la realizzazione entro diciotto mesi di un vero e proprio distretto industriale, dedicato al settore della trasformazione agroalimentare, dove verranno ottimizzate tutte le componenti della supply chain, dalla fase iniziale di coltivazione fino a quella finale della distribuzione, al consumo.
Come ha riferito il ministro De Castro (foto da: www.politicheagricole.com), "i settori della trasformazione, distribuzione e vendita al dettaglio dei prodotti agroindustrali rappresentano una delle maggiori opportunità per le aziende italiane in India". Qui, infatti, l'industria di trasformazione non solo è inadeguata rispetto alla domanda crescente di consumi alimentari, ma non valorizza abbastanza i propri prodotti con il valore aggiunto rappresentato dalle fasi di trasformazione, confezionamento e incorporazione di servizi.
Cesare Azzali, direttore dell’Unione parmense degli Industriali, di ritorno dalla missione in India al seguito della delegazione italiana, spiega: “La novità consiste nell'integrare in loco l'imprenditorialità italiana e quella indiana. Come? Facendo conoscere in India i nostri standard produttivi e di sicurezza, nonchè il know how italiano. Quindi, nell'Agropark saranno presenti aziende gestite da imprenditori italiani, imprenditori indiani o guidate in joint venture. Un palazzo ospiterà uffici commerciali per quelle aziende che non saranno presenti direttamente con un loro stabilimento".
La produzione sarà diretta sia al mercato indiano, sia ai Paesi limitrofi. Per ora Europa e Stati Uniti restano esclusi per via della regolamentazione che riguarda i prodotti alimentari e che per gli indiani resta ancora severa e complicata. "Ma proprio per questo", continua Azzali, "è in progetto anche una stazione sperimentale, che fungerà da sistema di controllo e che proporrà corsi di formazione per personale interno e personale esterno pubblico”.
Berchi Group, produttore di macchinari per l’imbottigliamento, con un giro d’affari di 37 milioni di euro, 130 addetti e una quota export del 90%, è una delle aziende che hanno aderito al progetto dell'Agropark. Giovanni Gallinari, responsabile dello sviluppo commerciale, riferisce: “E’ nostro interesse trovare una partnership tecnico-commerciale in India, sia per sviluppare tecnologie e utilizzarle in modo più economico di quelle europee, sia per produrre macchinari e componenti per il mercato indiano e i Paesi limitrofi. Un’iniziativa come l’Agropark ci aiuterebbe in questa sfida”.
Con le sue 2.200 imprese e i suoi 24.000 addetti, il distretto agroalimentare di Parma farà da apripista per questo esperimento innovativo, tuttavia, l'invito è esteso a tutte quelle imprese italiane che desiderano farne parte.
Alessandra Ferretti
In: Agrisole, 1-7 febbraio 2008

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