Le Corporate Universities in Italia




Il management entra in aula. Anche in Italia. Per imparare la gestione dei cambiamenti, le tecniche di leadership, i segreti della comunicazione, il team building, il training management, soluzioni di marketing, finanza, nuove tecnologie e moltissime altre discipline volte a promuovere l’eccellenza di un’impresa.
Si chiamano Corporate Universities, sono made in USA, pioniere furono aziende come Motorola, General Electric e Oracle. (Foto da: http://www.glresources.com/)
Quindi vennero importate in Europa, ad esempio nella tedesca Volkswagen, e poi al di qua delle Alpi lo applicarono colossi come Tim, Eni, Stm, Fiat ed Enel.
Il loro scopo: implementare sistemi di apprendimento per creare vantaggi competitivi, accelerare l’execution delle strategie, incentivare il cambiamento, valorizzare le risorse umane. Oggi, la sfida della formazione manageriale si può vincere grazie alla disponibilità delle metodologie più all’avanguardia: dall’e-learning all’action learning, all’outdoor, al coaching, oltre alla più classica aula.
In Italia la situazione generale delle Corporate Universities è poco esplorata. Ad oggi non esiste ancora un censimento aggiornato. Gli esperti parlano di una ventina di scuole. Tuttavia, trattandosi di un fenomeno in continua evoluzione, e vista la morfologia della struttura produttiva del nostro Paese, caratterizzata da un’alta percentuale di imprese piccole e medie, è realistico mantenere su questa cifra un certo margine di riserbo.
Tanto più che le società di formazione non dispongono solo di personale interno, ma si avvalgono anche di società di consulenza esterne, università e business school. Senza considerare, poi, che, in presenza di multinazionali operanti in Italia, il centro di apprendimento è situato per lo più presso il quartier generale dell’azienda madre.
Per saperne di più, nel 2004 ASFOR, Associazione Italiana per la Formazione Manageriale, ha pubblicato una ricerca su 25 scuole interne di formazione.
Dall’indagine è emerso che tutte le scuole erogano formazione manageriale, l’80% sviluppa anche azioni di consulenza e progettazione e il 64% svolge attività di networking. L’88% delle scuole esaminate fa formazione professionale e il 52% richiede anche azioni di orientamento dei neoassunti.
Quanto all’offerta formativa, il 96% delle scuole intervistate organizza i programmi trasversalmente alle business unit aziendali. Il 92% dichiara di avere programmi formativi per i neoassunti, mentre il 72% afferma di offrire interventi agli alti potenziali. Per il 70% i destinatari dell’offerta sono i dipendenti dell’azienda. Solo pochi casi prevedono di rivolgere i corsi anche ad un sistema di clienti esterni.
Tra i contenuti, in testa si posizionano tematiche come finanza/amministrazione, marketing e vendite, organizzazione e risorse umane. Quindi seguono i temi dello sviluppo del prodotto/project management, dell’information technology e dei metodi di management.
Come riferisce il segretario generale di ASFOR, Mauro Meda, “nel 2006 è stato attivato un gruppo di lavoro sul tema Corporate University e knowledge management che vede il coinvolgimento delle più importanti realtà italiane sotto il coordinamento del consigliere ASFOR e amministratore delegato di ISVOR Fiat, Marco Vergeat” (in foto a fianco). Nel 2006 l’Associazione ha realizzato la seconda edizione dell’indagine “Osservatorio Learning Internazionale”, attraverso cui si stanno monitorando le scelte operate nel campo dello sviluppo manageriale da grandi gruppi internazionali.
Isvor Fiat, società di formazione del Gruppo Fiat, eroga oltre 16.000 giornate di formazione e addestramento, in aula e on the job. Marco Vergeat, amministratore delegato, spiega: “Negli ultimi due anni sono nate diverse Corporate Universities: quella del Gruppo Generali, Barilla, Seat Pagine Gialle, Illy, Unicredit. Le missioni possono riguardare il supporto all’integrazione culturale e allo sviluppo della leadership del management, a fronte di processi di acquisizione e sviluppo internazionale. Oppure si assume come priorità la diffusione tra i dipendenti del know-how sui prodotti e sui principali processi dell’azienda. In ogni caso, tutte le Corporate Universities oggi puntano ad avere network eccellenti per la formazione, fatti sia di manager ed esperti interni all’azienda stessa, sia di soggetti esterni, come società di consulenza, università e business school”.
Risale al 1999 la fondazione di Sfera, Società del gruppo Enel (foto: http://www.sfera.it/). Il consigliere di amministrazione responsabile dello sviluppo risorse umane della società e consigliere ASFOR, Maurizio Di Fonzo, spiega: “University Enel si caratterizza per due aspetti. Il primo è la focalizzazione sulla fascia più giovane della popolazione aziendale. Il secondo è il forte collegamento con gli obiettivi strategici dell’azienda che, in questi anni, per noi significano eccellenza operativa, orientamento al mercato e internazionalizzazione. Ciò ha determinato la nascita di un polo di cross cultural management, che avrà il compito di gestire i processi di integrazione culturale del Gruppo”.
A parte questi ed altri esempi eccellenti di Università aziendali attive nel nostro Paese, tuttavia, non si può nascondere un certo ritardo dell’Italia rispetto agli Stati Uniti e, in misura minore, all’Europa nel settore. Continua Di Fonzo: “Il ritardo con cui il nostro Paese ha recepito l’importanza di alcuni aspetti legati al profilo professionale delle persone, troppo spesso focalizzato quasi esclusivamente sulle hard skills, ha determinato probabilmente un rallentamento nella percezione e valorizzazione delle cosiddette “competenze soft”. Ma da qualche tempo diverse aziende hanno compreso il valore aggiunto che una Corporate University porta ad un’azienda. Essa è in grado di indirizzare i processi di crescita dei dipendenti, perseguendo l’eccellenza nella ricerca e nello sviluppo di competenze professionali e manageriali chiave. Inoltre, garantisce quella straordinaria flessibilità che consente di disegnare e modificare i diversi progetti a seconda del variare delle esigenze aziendali”.

Alessandra Ferretti

In: Espansione, aprile 2007

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